Descrizione
Polcenigo e la pedemontana dell’alto Livenza, luoghi d’acqua per eccellenza del Friuli occidentale, sono una miniera di conoscenze per la storia dell’ambiente e dell’umanità. Al visitatore attento si aprono pagine che s’inoltrano milioni di anni addietro: dalle lagune del mare primordiale che bagnava il Nord dell’Italia sessanta milioni di anni fa alla foresta del Cansiglio, che nel massimo glaciale rimase l’ultima isola verde in un’Europa alpina nella morsa dei ghiacci; dalle punte di frecce dei cacciatori paleolitici dell’altipiano alla progredita comunità mesolitica del Palù di Livenza, sito Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2011.
Le cristalline sorgenti della Santissima e del Gorgazzo, fonti di ispirazione per poeti ed artisti, furono fin da tempi remotissimi oggetto di culto e venerazione. E appassionano per il mistero che avvolge il cammino sotterraneo delle acque, esplorato dagli speleosub fino all’impressionante quota di -212 metri.
La prima menzione ufficiale di Polcenigo risale al 10 settembre 963: mentre si trovava nel Montefeltro, presso la rocca di san Leo, l’imperatore Ottone I concedeva a Giovanni, vescovo di Belluno, “alquanta terra” intorno a Polcenigo con un diploma che sanciva tale donazione. I vescovi-conti di Belluno affidarono il feudo alla custodia ad una famiglia – forse di origini franche – che prese il nome di “di Polcenigo” dalla medesima località. I signori di Polcenigo ressero le sorti del luogo fino alla soglia della contemporaneità.
Tra i monumenti più suggestivi di Polcenigo è il Castello, le cui origini si perdono in epoche remote, ben precedenti al Medioevo. Un atto del 963 testimonia che era di proprietà imperiale e che Ottone I lo concedeva al suo vassallo, il Vescovo-conte di Belluno. Il castello ricoprì la sua funzione difensiva per oltre cinque secoli fino a quando, in seguito ad un incendio avvenuto alla fine del Seicento, nel corso del XVIII secolo fu ricostruito come palazzo gentilizio in stile veneziano. Oggetto di liti ereditarie, nell’Ottocento era già in abbandono. Passò di mano tra vari proprietari per poi rimanere gravemente danneggiato in seguito alle guerre mondiali e al sisma del 1936. Da ultimo, il terremoto del 1976 ha dato il colpo di grazia a quel che restava. Molte parti del castello sono andate perdute: la cappella di S. Pietro, le dipendenze, il tetto, il salone da ballo e la scalinata di 365 gradini che scendeva fino al borgo.
Lavori di restauro ne hanno conservato le mura perimetrali. Sono ora in corso lavori per il consolidamento dei muri di terrazzamento della collina al fine di renderla un parco pubblico.
Oggi Polcenigo punta alla valorizzazione del suo patrimonio naturalistico ed archeologico con iniziative legate all’arte, alla conoscenza ed alla tradizione.
La rassegna Humus Park (International Land Art Meeting and Exposition) è il più importante evento italiano e del territorio di “land art”, tecnica che impiega solo materiali naturali reperiti sul posto come sassi, terra, erba, rami, rovi, zolle, alberi, foglie, rovi, cespugli, ma anche elementi come acqua e vento. Gli elementi sono scelti e lavorati da abili artisti nazionali e internazionali che creano opere d’arte uniche, adatte esclusivamente per quel tipo di ambiente e di terra. L’evento ha cadenza biennale.
Nel Parco rurale di San Floriano si sviluppano numerosi percorsi tematici. La superfice, estesa per circa 45 ettari sul profilo tra il Colle di San Floriano e quello dei Mori, è segnata da piste e carrarecce che attraversano frutteti, boschi, prati, recinti per animali, pascoli, nonché aree di sosta e di ristoro.
L’evento più legato alla tradizione è la sagra dei sèst che si svolge la prima domenica di settembre. Una tradizione dalle origini lontane (forse già nel Quattrocento) e che si è mantenuta viva, rinnovandosi, fino ai giorni nostri. Tutti ad ammirare i prodotti locali realizzati da abili mani artigianali, dal vimini al giunco, al legno, alla ceramica, al cuoio, e per conoscere i vecchi mestieri di una volta e degustare quanto preparato con cura dai malgari negli alpeggi estivi situati lungo la dorsale Cansiglio – Cavallo. Un’occasione straordinaria per visitare giardini e cortili di palazzi storici, aperti per ospitare spettacoli teatrali, laboratori artistici della tradizione, oltre ad attività culturali e ricreative.