Descrizione
Toppo, dal friulano Tóp, è un toponimo comparso la prima volta nel 1186: secondo alcuni storici il termine indicherebbe il dosso su cui sorge il paese. Il sito era frequentato fin dall’età romana: presso alcuni masi sono state trovate tracce di ville rustiche con mosaici.
L’esistenza del borgo è attestata da un passo dell’opera del VI sec. d.C., La vita di San Martino di Venanzio Fortunato. Vi è citata la via pedemontana che presso Toppo guadava il fiume Meduna, collegando i valichi alpini con la pianura padana.
Il villaggio medievale sorgeva sull’insediamento di epoca romana ed era composto da due nuclei, Pino e Toppo, separati dal rio Gleria. In queste borgate l’insediamento della comunità contadina era organizzato con il sistema dei masi, piccole aziende agricole a conduzione familiare costituite da strutture abitative, orti domestici e appezzamenti di terra coltivabile sparsi nelle vicinanze. A Toppo l’organizzazione del villaggio basata sui masi, tipica del sistema curtense medievale, si conservò sino alla fine del XVII secolo, lasciando visibili tracce nell’ urbanistica e architettura dell’attuale borgo.
La prima attestazione della presenza di un signore di Toppo, Uroino, risale al 1160. Figlio del normanno Sigfrido, che dal Regno di Napoli sarebbe giunto in Friuli come difensore della chiesa di Aquileia, diventando feudatario del Patriarca di Aquileia.
Il sisma del 1976 provocò ulteriori gravi danni alla struttura. A partire dal 1987 fu eseguito un importante intervento per la messa in sicurezza delle parti pericolanti. Nella seconda fase dei lavori, a partire dal 2005, furono condotte approfondite indagini archeologiche e strutturali, a cui seguì la ricomposizione delle murature e il restauro della chiesetta di Sant’Antonio Abate. A seguito delle opere di restauro e di disboscamento dell’area è possibile visitarne i resti ed apprezzare la vista mozzafiato che esso offre. Un campo sotto il castello è attrezzato per l’atterraggio di chi si lancia in parapendio deltaplano dal monte Valìnis.
Nelle vicinanze di Toppo si trova il puntìc, piccolo ponte di massi e laterizi che attraversa il torrente Cosa ed il colle di San Giorgio, sormontato da una chiesetta alpina. L’arte è ben rappresentata: nella pieve di Travesio si trovano gli affreschi del Pordenone; in località Zancan, nella chiesa dedicata alla Madonna del Latte (o di Cosa), Giovanni Antonio Pilacorte ha scolpito nel 1505 un magnifico portale, con i diciotto putti alati che corrono lungo gli stipiti e l’architrave. Un altro noto artista del Rinascimento friulano, Pomponio Amanteo, ha lasciato una sua pala d’altare (1533) a Usago, nella chiesa di San Tommaso.
Punto di partenza per numerosi itinerari è la villa Conti Toppo-Wassermann. Edificata nel Cinquecento sul sito di un maso medievale e poi largamente rimaneggiata nel Settecento, la villa era luogo di svago e sede amministrativa per gli affari di famiglia. Estinta la casata, l’edificio è passato in mano pubblica e oggi appartiene al Comune di Travesio. Vi ha sede il Consorzio turistico fra le Pro-Loco dello Spilimberghese.